

La duplice natura del cibo visto non solo come necessità ma soprattutto come piacere è riscontrabile in tutte le culture ed epoche storiche. Noi mangiamo per produrre ed accumulare energie fondamentali per soddisfare i bisogni dell’organismo, ma si può continuare a mangiare pur essendo sazi, spinti dalla “gola” o perché il cibo consente di alleviare stati d’animo negativi o “insopportabili”. E' proprio qui che possiamo inserire il Disturbo da Alimentazione Incontrollata (DAI).
Il DAI è caratterizzato da episodi frequenti di abbuffate, per abbuffate si intende prima di tutto ingerire in un lasso di tempo definito (per esempio due ore) una quantità di cibo maggiore rispetto a quella che mangerebbe la maggior parte delle persone. La seconda caratteristica fondamentale delle abbuffate è la sensazione di perdere il controllo, la sensazione di non riuscire a smettere di mangiare o a controllare cosa e quanto si stia mangiando.
Ma perché avviene tutto questo?
Diverse sono le teorie che nel corso del tempo sono state studiate ed analizzate, le più accreditate in ambito scientifico collegano il DAI ad una difficoltà di elaborazione e riconoscimento delle emozioni, il 95% delle emozioni che anticipano l’episodio dell'abbuffata sono rabbia, frustrazione, ansia, eccessiva tristezza, senso di vuoto (spesso identificato con la noia).
- Secondo il Blocking Model l’abbuffata è un modo per bloccare le emozioni negative prima che diventino insopportabili, sostituendole con le endorfine e quindi con sensazioni positive che il cibo è capace di scatenare (importante è la distinzione tra emozioni e sensazioni ). Il Blocco si attiva a causa delle difficoltà che il soggetto ha di sopportare delle emozioni “negative” o dei pensieri fastidiosi, tende quindi ad anestetizzare con il cibo, il cibo diventa la soluzione a tutti i problemi!
- Per la Masking theory il soggetto che soffre di DAI si “nasconde” dietro le abbuffate, cioè il soggetto crede fermamente che il suo unico problema sia il cibo, crede che il suo stato emotivo negativo sia unicamente una conseguenza delle sue abbuffate senza riuscire a concentrarsi sui veri motivi che le hanno causate.
- Secondo l’ Escape from self-awareness model, l’abbuffata è utilizzata come una modalità di “sospensione del tempo”, si vive con una sensazione di assenza, ci si dimentica di tutto e ci si focalizza solo sul cibo. Tramite una sorta di dissociazione, una sensazione di confusione che riesce a mettere in pausa tutto il resto.
Tutte le teorie hanno un punto di incontro, le abbuffate vengono considerate come un imbuto in cui confluisce tutto il disagio, una sorta di autopunizione per non aver raggiunto degli obiettivi desiderati o possono essere paragonate ad un ansiolitico che rende più tollerabile ciò che non lo è.
Riuscire ad aumentare la capacità di riconoscimento e gestione delle emozioni renderà più semplice far fronte al singolo problema delle abbuffate.
Fare tutto ciò sotto l'attenta guida di specialisti psicologi e nutrizionisti è fondamentale per la buona riuscita del percorso, affidarsi a diete fai da te senza supporto psicologico non farà altro che indurre chi le segue in ovvie ricadute (classico effetto yo-yo) che rovineranno ancora di più il mondo interno ed esterno del soggetto!
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